Openday per i bambini nati dal 2014 al 2018 – > Scopri di più

Pasqua 1972, ho 9 anni e con il Papà e tutta la famiglia partiamo in auto da Milano per l’Austria e siamo in tanti.
Uno è l’Arnaldo Chierichetti, amico di sempre del Papà, che è l’Enrico Berri, e si erano incontrati sullo stesso banco della 1a elementare in via Vigevano, William Cardinetti, commercialista rinomato a Milano, e Egidio Corsini, anche lui amico di sempre e medico in quella Milano.
Con le famiglie siamo in tantissimi, e oltre all’Alfa 1750 del Papà e la Peugeot dell’Egidio, ci servirà il classico pullmino Volkswagen, per trasportare tutti. Destinazione Vienna, Salisburgo, e Mallnitz, dove il Cardinetti ha comprato un casale nel verde.

Ricordo l’aria frizzante della primavera appena cominciata, le risate e la Vienna imperiale e musicale con i suoi palazzi, la sua storia, la grande ruota del Prater, le cene con gli amici in metà di mille, i prati verdi attorno al casale del Cardinetti dove giocavamo a calcio.
Si, ecco, a pallone, fra noi ragazzi, con mio fratello Marco, Lorenzo, il figlio di William, Roberto, figlio dell’Egidio.
Chissà se a loro i grandi l’idea del pallone è venuta in Austria. Mentre guardavano noi.
Di sicuro a loro è venuta in quel periodo. Diciamo che è successo allora, più o meno, e che mi piace collegarlo a quella vacanza perché eravamo tutti insieme, proprio tutti, ed era esattamente 50 anni fa.

A Milano esisteva una società di calcio fin dal 1914, da anni abbandonata, ma con un passato abbastanza degno e quasi glorioso. Uniforme nero-stellata, ci aveva giocato pure il Meazza, il leggendario Peppino.

Poi aveva passato gli anni travagliati della guerra, dimenticata.
Il Presidente, avanti negli anni, molto elegante ma malinconico a causa della situazione era quel Sig. Grimaldi amico di Ivanoe Fraizzoli, in quel periodo amato presidente dell’Inter. Due gentiluomini di una volta.
La sede sul Naviglio Grande.
Si, quel Naviglio che era la casa e i giochi del Papà e dell’Arnaldo, che aveva una lavanderia proprio a ridosso. Dove si faceva il bagno d’estate e si imparava a nuotare.
E una Milano tutta in bianco e nero, proprio come l’Iris 1914 che adesso si apprestava a rinascere nelle loro mani. Il centro sportivo era l’ex centro per i dipendenti della Richard Ginori, trasandato si, ma meglio di così non si potrebbe pensarlo anche se volessimo immaginare una nascita e rinascita e una favola più bella di quella che è stata la realtà. Se tiri un pallone troppo forte, finisce nel Naviglio, e arriverà alla Darsena con la corrente…
Si comincia da zero: zero calciatori, i ragazzini, zero allenatori, abbiamo in pratica solo l’Egidio che è medico sociale.
Ma l’Enrico Berri e l’Arnaldo, che nel frattempo sono diventati Presidente e Vice, reclutano un allenatore che si rivelerà vincente: il Giancarlo Sardi. La squadra nasce in poco tempo, categoria Allievi, e il primo anno subito vince il suo Campionato.

Vittoria a parte, lo spirito e i valori che si vogliono stampare nella società sono diversi dal puro sentimento di competizione: dare a tutti i bambini e ragazzini che lo desiderano, la possibilità di giocare a calcio e di imparare la correttezza, l’impegno, l’onestà, nel calcio così come nella vita. E proprio a tutti i bambini e tutte le famiglie, anche quelle senza disponibilità, anche quei bambini che avevano solo la strada, e – al massimo – il Naviglio.

Adesso sono passati tanti anni. Ho sempre seguito le vicende dell’IRIS 1914 con estremo interesse, pur senza invadere mai l’operato dei dirigenti, in particolare del Papà e dell’Arnaldo. Che non hanno mai sbagliato un colpo.
Le squadre sono diventate 12, i bambini e i ragazzi più di 200. Negli anni il Centro Sportivo è diventato accogliente, con il tennis, il padel, il calcetto, il bar e tanto colore e calore.
Gli eventi e il cuore mi hanno spinto ad affiancare l’Arnaldo. Sono sicuro che l’Enrico – dopo quasi 50 anni da Presidente, e molto amato da tutti – avrebbe voluto senz’altro così.
Ed anche perché tutti i dirigenti attuali, dal Presidente Arnaldo Chierichetti, al Direttore Sportivo Nicola Minichiello, a Franco Iotti, a Michele Bianco, e tutti gli altri senza eccezione sono persone speciali, fedelissimi che dedicano una vita a questa nostra IRIS 1914 da sempre, con un impegno, una passione ed un coraggio unici e raramente riscontrabili nel mondo odierno.

Questa è la chiave del nostro successo, ed il successo di tutte le persone e gli atleti della nostra IRIS 1914.

Con l’augurio di andare avanti per altri cento anni, e ancora di più.

Marzo 2022

Carlo Berri